Demetra e il "Ratto di Persefone"
Il Mito:
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"Ade rapisce Persefone". Affresco di Luca Giordano (1634-1705). Firenze, Palazzo Medici-Riccardi. |
Il racconto di un famoso inno omerico proietta in epoca mitica le origini del culto misterico di Demetra a Eleusi, che prevedeva la celebrazione di riti segreti cui venivano ammessi solo gli iniziati. Nel racconto Ade (il dio dei morti) invaghisce della figlia di Demetra, Persefone, e, mentre ella sta cogliendo fiori in un prato, la rapisce portandola nel suo regno. Demetra sente il grido di sua figlia e, coprendosi con un velo nero e stringendo nelle mani fiaccole ardenti, vaga alla sua ricerca per nove giorni, senza nutrirsi né lavarsi. Poi apprende dal Sole la verità.
Adirata contro Zeus (Giove), che ha permesso il rapimento, Demetra abbandona l'Olimpo e assume le sembianze di un'umile vecchia. Giunta a Eleusi, viene accolta nella reggia per servire la regina Metanira. Ma la sua pena non l'abbandona; solo l'ancella Iambe riesce a indurla al riso con le sue battute spiritose: vengono così ricondotte al mito le origini delle frasi vivaci e argute che i fedeli solevano scambiarsi durante la processione in onore della dea. Rifiuta anche il vino rosso che le viene offerto, dicendo che le è consentito bere solo acqua con farina d'orzo e menta (la bevanda effettivamente in uso nei suoi riti).
Quando la regina le affida le cure del neonato Demofonte, Demetra si affeziona al bimbo e vorrebbe renderlo immortale temprandolo sulla fiamma del fuoco; ma viene scoperta da Metanira. La dea, indispettita, interrompe l'operazione e, rivelando la sua identità, chiede che le venga eretto un tempio lì a Eleusi: ella stessa insegnerà il rito per placarla. Cancellato ogni segno di vecchiaia, appare ora bellissima, profumata e splendente in tutto il corpo.
Costruito il tempio, Demetra vi prende sede, ma rimane in disparte da tutti gli altri dei, afflitta per la perdita di sua figlia. Una terribile carestia si abbatte sulla Terra, perché la dea non permette ai semi di germogliare. Il genere umano rischia di estinguersi e gli stessi sacrifici agli dei cessano.
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Persefone e Ade sul trono Pinax, V secolo a.C., Locri Epizefiri (Italia) |
Alla fine Zeus, costretto a cedere alle suppliche dei mortali e degli stessi dei, inviò Ermes, il messaggero degli dei, nell'oltretomba da Ade, per ordinargli di rendere Persefone alla madre. Ade, inaspettatamente, non recriminò alla decisione di Zeus ma anzi esortò Persefone a fare ritorno dalla madre. L'inganno era in agguato. Infatti Ade, prima che la sua dolce sposa salisse sul cocchio di Ermes, fece mangiare a Persefone un seme di melograno, compiendo in questo modo il prodigio che le avrebbe impedito di rimanere per sempre nel regno della luce.
Grande fu la commozione di Demetra quando rivide la figlia e in quello stesso istante, la terrà ritornò fertile e il mondo riprese a godere dei suoi doni.
Solo più tardi Demetra scoprì l'inganno teso da Ade: avendo Persefone mangiato il seme di melograno nel regno dei morti, era costretta a farvi ritorno, ogni anno, per un lungo periodo. Questo infatti era il volere di Zeus.
Fu così allora che Demetra decretò che nei sei mesi che Persefone fosse stata nel regno dei morti, nel mondo sarebbe calato il freddo e la natura si sarebbe addormentata, dando origine all'autunno e all'inverno, mentre nei restanti sei mesi la terra sarebbe rifiorita, dando origine alla primavera e all'estate.
Tale mito fu ripreso da innumerevoli poeti e rappresentato da altrettanti artisti. Quello che più ricordiamo e che io, cari lettori, amo è di Bernini: una scultura "viva".
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Il “Ratto di Proserpina” di Gianlorenzo Bernini è stato commissionato dal Cardinale Scipione Borghese, il quale richiese esplicitamente questo gruppo scultoreo ad un Bernini poco più che ventenne, il quale andava affinando il proprio stile, che però già mostrava delle potenzialità che nessun altro scultore aveva palesato fino a quel momento.
L’opera rappresentante il mito di Proserpina venne donata al Cardinale Ludovico Ludovisi, il quale era una personalità molto influente poiché nipote del Papa Gregorio XV, e dopo essere conservato a lungo all’interno di uno spazio privato, nel Novecento è giunto alla Galleria Borghese, dove si trova tutt’ora. I personaggi rappresentati da Bernini Gian Lorenzo scultore sono Plutone e Proserpina, personaggi appartenenti alla tradizione greca e che fungono da protagonisti per un mito narrato all’interno delle “Metamorfosi” di Ovidio.Gianlorenzo Bernini sceglie di rappresentare il momento topico del mito, ovvero il ratto di Proserpina Bernini, nell’attimo in cui la donna cerca di divincolarsi dalle possenti braccia di Plutone che la cingono.
Le due forze si contrastano nella colluttazione, portando le due figure in un complesso groviglio, creando una vera e propria spirale. Il “Ratto di Proserpina” Bernini, nonostante la giovane età dello scultore, si propone come un’opera pienamente barocca, pomposa e dinamica, senza che venga tralasciato alcun dettaglio: basti notare la presenza di Cerbero sotto le due figure, che con le sue tre teste si assicura che nessuno possa interferire nel rapimento. A rendere straordinario questo gruppo scultoreo (che è uno delle Bernini sculture più importanti) sono proprio i dettagli: oltre ai movimenti, basti guardare il volto di Proserpina, solcato da una lacrima che accentua la disperazione di quest’ultima, mentre cerca in tutti i modi di fuggire; dall’altra parte, Plutone, con tutta la sua forza, affonda letteralmente le mani nella carne della donna per catturarla. Le due forze si contrastano nella colluttazione, portando le due figure in un complesso groviglio, creando una vera e propria spirale. Il “Ratto di Proserpina” Bernini, nonostante la giovane età dello scultore, si propone come un’opera pienamente barocca, pomposa e dinamica, senza che venga tralasciato alcun dettaglio: basti notare la presenza di Cerbero sotto le due figure, che con le sue tre teste si assicura che nessuno possa interferire nel rapimento. A rendere straordinario questo gruppo scultoreo (che è uno delle Bernini sculture più importanti) sono proprio i dettagli: oltre ai movimenti, basti guardare il volto di Proserpina, solcato da una lacrima che accentua la disperazione di quest’ultima, mentre cerca in tutti i modi di fuggire; dall’altra parte, Plutone, con tutta la sua forza, affonda letteralmente le mani nella carne della donna per catturarla.
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